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​Il vuoto necessario
"Da tale vuoto assoluto […] sboccia meravigliosamente l’azione.”
(dal libro “Lo zen e il tiro con l’arco”)
​
A Dicembre le notti sono lunghe. Sembra che tutto si fermi. La natura si ripiega su sé stessa e si prepara alla “morte” per poter poi rinascere a cominciare dal solstizio d’inverno. In questo periodo dell’anno è facile sentire un senso di disagio che a volte può diventare paura, senso di angoscia, sgomento: il freddo, il buio, un senso di vuoto che tocca il cuore... Vuoto che vorremmo riempire: di cose, di persone, perché del vuoto si può aver paura. 
Percependo il vuoto come una mancanza, tendiamo a riempirlo. Nella mentalità occidentale il vuoto viene percepito come mancanza del pieno: il nulla. La percezione comune che abbiamo è che le cose, tutte le cose, siano piene, e il concetto di pieno ha una connotazione prevalentemente positiva, mentre vuoto uguale nulla. Eppure a volte, per avere chiarezza di ciò che accade è necessario fare spazio, fare vuoto. Riempiendoci di cose, di persone, di lavoro non facciamo altro che allontanarci da noi stessi. Il pieno assoluto è stasi, non c’è movimento. Occorre fare spazio perché cose nuove arrivino, occorre fare vuoto affinché il nuovo accada.
 Il Vuoto è la condizione per l’accadere di ogni avvenimento e per ogni trasformazione; questa è la visione del vuoto nella maggioranza delle tradizioni culturali d’Oriente; l’idea di vuoto infatti è sinonimo di infinita ricchezza di possibilità, di massima apertura e libertà.  Il vuoto, quindi, non come semplice negazione del pieno, ma come entità di per sé esistente. “Dal Vuoto è nato il cosmo da cui emana il Qi” si legge nel Zhuang Zi.
 Per Lao Zi il vuoto non è semplicemente l’assenza del pieno. È come una cavità ricolma di nulla, ma pronta e disponibile ad accogliere e a elargire, a ricevere e a dare, come una brocca la cui utilità è data dallo spazio vuoto all’interno.
 La rappresentazione simbolica del Vuoto è la Vallata, un incavo “vuoto” che genera e nutre tutti gli esseri e le cose che la abitano e non si esaurisce mai, 
Il vuoto è indefinito, indifferenziato e, quindi, con infinite possibilità di trasformazione. Nella tradizione orientale, e in particolar modo nel taoismo, pieno e vuoto fanno parte l’uno dell’altro come Yin e Yang. Niente di totalmente pieno esiste; niente di totalmente vuoto esiste.
È curioso notare come la filosofia taoista presenti analogie con dei concetti della scienza moderna: per la fisica quantistica il vuoto è pervaso da continue fluttuazioni energetiche dalle quali si genera materia. Lo spazio vuoto non è affatto vuoto: appare tale solo perché la creazione e la distruzione incessante di particelle su intervalli temporali brevissimi è impossibile da rilevare. Anche nel pieno più spinto vi è perlomeno la potenzialità del vuoto; anche nel vuoto più spinto c’è la potenzialità del pieno. c’è un po’ di pieno nel vuoto.  Yin e Yang.
Ed ecco l’attualità del pensiero taoista: solo creando un poco di vuoto nella nostra vita si crea la possibilità che qualcosa di nuovo arrivi. Finché restiamo emozionalmente carichi di sentimenti vecchi ed inutili non avremo spazio per nuove opportunità.
Tendere verso il Vuoto del Cuore nel Taoismo vuol dire cercare di fare il bianco dentro di sé, cercare quella pulizia interiore che illumina anche l'esterno.
L’espressione “Vuoto di Cuore” nell'ottica Taoista non assume una valenza negativa né diventa emblema di un cuore chiuso o di poca generosità. Nel taoismo questa è una condizione di grazia e forza insieme, perché se il cuore è vuoto l'amore può entrare per poi essere donato. Da vuoto a pieno e per tornare poi al vuoto. 
Occorre dunque vedere il vuoto come una porta, una possibilità, uno spazio potenziale.
Dicembre ci invita a lasciare che qualcosa si compia... Ogni cosa deve finire perché ci sia un nuovo inizio. A volte è necessario fermarsi per trovare un senso di pace, la stessa pace che la natura trasmette nel gelo delle notti invernali. E allora possiamo renderci conto che non fare niente significa consentire che le cose seguano il loro corso: il gelo dell’inverno consente al seme di crescere e di fiorire e all’acqua di tornare a scorrere. Morire per rinascere... Il vuoto necessario.
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