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​Poesia del combattimento: l’arte del Tai Chi
​Mi sono sempre chiesta perché le tecniche di combattimento orientali vengano chiamate “arti” marziali. Si definiscono arti marziali un insieme di pratiche fisiche e mentali legate al combattimento. Vengono studiate per varie ragioni: ottenere abilità di combattimento, autodifesa, sport, salute fisica, autocontrollo, meditazione, responsabilizzazione sull'uso della forza, acquisire confidenza col proprio corpo, sicurezza nelle proprie capacità e consapevolezza dei propri limiti.
Ma dove sta l’arte?
Arte per me è creare emozione; la mera esecuzione non è arte ma virtuosismo, l’artista diventa tale quando si mette in gioco... Artista è colui che crea qualcosa dal nulla, che realizza un’idea rendendola concreta, tangibile, respirabile, qualcosa in cui immergersi, e tira fuori da sé la soluzione che crea un’emozione, un sussulto dell’anima.
Dov'è nella marzialità dunque l’arte? La forma di Tai Chi originale della famiglia Yang è sacra, è stata tramandata così ed è come un mantra, una preghiera, non si può modificare. Dov'è la creatività nel ripetere all’infinito sempre la stessa sequenza di movimenti?
La risposta arriva immergendosi nel Tui Shou (spinta con le mani). 
All'inizio il Tui Shou, chiamato anche push hands, era come uno scoglio; ricordo che quando cominciai a studiarlo lo odiavo, non ne capivo la finalità. 
Man mano che si pratica arriva la chiarezza. Il Tui Shou è uno scambio di energia, per questo con ogni persona è diverso, ognuna ti da una chiave per comprendere, per aprire una porta... e quando comprendi che non c’è nulla da capire comincia il flusso; allora capita che tra le tante persone con cui pratichi trovi qualcuno che è con te in sintonia, che ti porta e si fa portare; è in quel momento che attenzione ed energia diventano creatività. E’ proprio quando va oltre la forma che il Tai Chi diventa arte, arte di ascoltare, di emozionare, di creare energia visibile e tangibile. Arte di sentire l’altro, riconoscerne i punti deboli, i vuoti, sensibilità empatica per sorprendere l’altro, e quindi, trovando una soluzione creativa nello scegliere l’applicazione marziale che sia più efficace in quel preciso istante, attirarlo a sé per portarlo dove vogliamo.
Il vero combattimento non può essere una sequenza stabilita, il vero combattimento è arte dell’improvvisazione, si deve oltrepassare la tecnica per questo è necessaria la creatività.
L’arte dunque sta nel combattimento, quando non hai una sequenza da seguire ma devi improvvisare e mettere in pratica tutto ciò che hai studiato fino a quel momento, velocemente, per trovare in quell'istante la soluzione migliore. Occorre velocità creativa per rispondere ad un attacco e saper trasformare una spinta in rimbalzo; non risposta istintiva né esecuzione della forma, ma decisione fluida per trasformare un blocco in un’opportunità.
Si diventa artisti nel Tai Chi quando si va oltre la precisione millimetrica della sequenza, riuscendo ad essere creativi nonostante lo schema preciso; tutto ciò si ottiene solo con anni di pratica consapevole ed un profondo lavoro su di sé.
L’arte è dunque nell'andare oltre la sequenza, oltre la forma, e diventare energia
Quando si riesce a creare emozione nel flusso, il Tai Chi può essere “arte” più di tutte le altre arti marziali...poesia del combattimento.​
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